“Ti mostrerò la promessa sposa, la sposa dell’Agnello”
(Apc 21,9)
Incontro di formazione permanente del popolo cristiano – Intervento dell’Arcivescovo Mons. Mario Delpini – 11 gennaio 2019
Premessa
L’incontro è tenuto dall’Arcivescovo non come esperto ma come condivisione di motivi di gratitudine, pensieri, aspettative, preoccupazioni, con l’intento di rendere più intensa e visibile, più lieta e “spirituale”. La Chiesa Ambrosiana è una Chiesa santa, benedetta, dotata di molte risorse e disponibilità, animata da una sorprendente e inesauribile genialità e carità, talora forse si lascia prendere da preoccupazioni e malumori che rendono meno spedito il cammino: del resto il deserto è aspro! Ma se siamo più cordialmente concordi possiamo vedere crescere il vigore che lo Spirito continua a infondere anche nell’albero antico.
1. Dimorare nello stupore.
L’evento di Pentecoste suscita stupore (At 2,7.12.13): per alcuni è motivo di scandalo, per altri è motivo di entusiasmo e attrattiva che convince ad ascoltare le parole della Chiesa e a domandarsi: “che cosa dobbiamo fare, fratelli?”(At 2,37).
Perciò la Chiesa continua a dimorare nello stupore. Come sarà la gente che “dimora nello stupore”? Dimorare nello stupore è una condizione spirituale che rende leggeri, lieti, contenti: suggerisce che l’esperienza cristiana è una grazia sorprendente. Prima dei doveri da adempiere, prima delle verità da imparare, prima dei problemi da affrontare, prima delle procedure da osservare, la convocazione di tutti i popoli sul monte del Signore è una festa da celebrare, una sorpresa che commuove e trafigge il cuore (cfr At 2,37). Il Sinodo che abbiamo celebrato è ancora l’evento di Pentecoste.
Invito tutta la Chiesa diocesana a disporsi a questa esperienza che i Padri antichi chiamano dimorare nello stupore. Quale gioia ci sorprenderà nel constatare che quella dispersione, che ha ferito l’umanità e l’ha condannata all’incomprensione, al sospetto, all’ostilità, è stata guarita dal dono dello Spirito che abilita la Chiesa a farsi intendere in tutte le lingue e ad essere la casa per tutti i popoli? Quale gratitudine sarà la risposta all’annuncio che “non siete più stranieri, né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio? (Ef 2,19).
Mentre le letture politiche, sociologiche, storiche, cronachistiche possono leggere il convergere di molti popoli come un problema da affrontare, come una minaccia da cui difendersi, come un fenomeno da regolamentare, i discepoli di Gesù che formano la Chiesa cattolica continuano a dimorare nello stupore, ad essere fuori di sé per la meraviglia, ad ascoltare la parola degli Apostoli che danno testimonianza della Pasqua del Signore con un annuncio che risponde alle attese di tutti.
Il dimorare nello stupore può essere custodito chiedendo a Maria di condividere con noi e con tutta la Chiesa la sua stupefatta meraviglia che ha ispirato il Magnificat, in particolare pregando i misteri gaudiosi del Santo Rosario.
2. A proprio agio nella storia.
La nostra tradizione cristiana vive con una pacificata naturalezza la storia: non ne soffre come di una prigione, non l’idealizza come un paradiso, non vi si perde come in una confusione inestricabile. Vive i momenti di euforia con un certo scetticismo, vive i momenti di depressione senza rassegnarsi
Si è sperimentato che l’intraprendenza e la creatività, se vissute con costanza e saggezza, permettono di affrontare i problemi, di risolverne molti e di convivere con quelli che non si possono risolvere. Ci ha sempre accompagnato quel senso di responsabilità per i talenti ricevuti che impedisce di restare inoperosi e di pensare solo a se stessi. Si è sperimentato pure che l’avidità e la prepotenza, la grettezza e la presunzione assicurano solo successi precari e la casa costruita sulla sabbia, per quanto grandiosa e appariscente, prima o poi va in rovina.
Si intuisce che la Chiesa sta cambiando perché cambia il mondo, perché cambiano i cristiani, perché la missione di sempre si confronta con scenari nuovi, con interlocutori diversi, con insidie per le quali siamo impreparati. Continuiamo a fidarci di Dio e ad essere attivi nel cambiamento. Alcuni corrono con impazienza, altri resistono con prudenza, alcuni dichiarano superata la tradizione, altri segnalano gli aspetti problematici delle innovazioni.
Tutti, se sono onesti, si sentono insoddisfatti delle loro posizioni, per quanto ne siano convinti. Infatti nessuno presume di avere una formula risolutiva. Perciò cercheremo insieme, ascolteremo tutti, convocheremo gli esperti e ci doteremo di organismi per propiziare il confronto e il discernimento comunitario. E continueremo a trovarci a nostro agio nella storia.
Preghiamo i misteri della luce del Santo Rosario per lasciarci ispirare da Maria nel contemplare il modo con cui il Figlio di Dio ha imparato a diventare figlio dell’uomo.
3. Il forte grido.
L’incarnazione del Verbo di Dio non è stato un adattarsi alla storia: la rassegnazione non è una parola cristiana. Di fronte alla morte Gesù ha gridato la sua protesta, di fronte al soffrire innocente Gesù ha espresso la sua compassione e ha steso la mano per toccare il male ripugnante e liberare il malato, di fronte alla religione pervertita a mercato Gesù ha reagito con rabbia e parola profetica.
I discepoli di Gesù continuano lo stile di Gesù e protestano contro il male, reagiscono all’ingiustizia, si accostano con solidale compassione al dolore innocente, lottano per estirpare la povertà, la fame, le malattie, denunciano i comportamenti irresponsabili che creano emarginazione, sfruttamento, inquinamento. La vocazione a dare forma alla Chiesa di domani, vissuta nella docilità allo Spirito di Dio, impegna a percorsi di sobrietà, a forme pratiche di solidarietà, a una sensibilità cattolica che non tollera discriminazioni. Siamo chiamati a una lettura più critica della storia che non nasconde le responsabilità dei “paesi ricchi” nei confronti dei “paesi poveri”, che non chiude gli occhi di fronte alla corruzione, ai guadagni illeciti accumulati con la prevaricazione e con le forme illegali di produzione e di commercio. Continuiamo a domandarci: “perché i poveri sono poveri?” e sentiamo di dover dar voce a tutte le Chiese del mondo.
La meditazione e la preghiera dei misteri dolorosi del santo rosario tiene viva la compassione per il Giusto ingiustamente condannato e incoraggia a continuare la testimonianza e la parola profetica, che non può mancare nella Chiesa di oggi e di domani.
4. Vieni, ti mostrerò la promessa sposa, la sposa dell’Agnello (Apc 21,9).
La certezza che le profezie della convocazione universale si realizzano nella nuova Gerusalemme alimenta una simpatia per tutte le nazioni, per tutti gli uomini e le donne, perché in tutti legge la vocazione alla fraternità.
Nel tempo del pellegrinaggio terreno la Chiesa già si pone come casa della fraternità universale e celebra la dignità di tutti i figli di Dio: noi fin d’ora siamo figli di Dio (1Gv 3,2). La recezione del Sinodo è un processo che in nome della vocazione universale alla partecipazione alla vita di Dio propone la Chiesa cattolica come un segno che offra a tutti i popoli e a tutto il mondo la speranza e come una anticipazione del compimento.
Perciò le nostre liturgie, i nostri canti, la nostra poesia, le immagini della nostra devozione, ogni celebrazione accoglie il dono della comunione che ci unisce e invita ad esprimerlo con gratitudine e gioia edificando una comunità che rivela nell’unità la ricchezza della pluriformità.
Maria, Madre della Chiesa, ci viene proposta come modello della Madre che tutti i popoli possono invocare e che per tutti intercede. La preghiera dei misteri gloriosi del Santo Rosario può essere un aiuto a condividere la speranza della gloria.
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