Il rito delle Ceneri: nella diocesi ambrosiana si celebra la prima domenica di Quaresima.
E’ risaputo che nel rito romano il tempo della Quaresima, con il quale ci si prepara alle feste pasquali, inizia il mercoledì delle ceneri, così chiamato perché in esso i fedeli ricevono sul proprio capo l’austero segno delle ceneri benedette, come simbolo di penitenza e di conversione. Ma è altrettanto risaputo che nel rito ambrosiano nello stesso giorno si è ancora in pieno carnevale, e che solo la domenica successiva inizia la Quaresima.
Inoltre per lungo tempo nella liturgia ambrosiana il rito dell’imposizione delle ceneri non fu affatto celebrato in connessione con la Quaresima: ancora ai tempi di san Carlo, ad esempio, una disposizione arcivescovile del 1583 prescrive che, nel rito ambrosiano, le ceneri vengano imposte ai fedeli nel primo giorno delle cosiddette “litanie triduane”, cioè i tre giorni di penitenza che anticamente si celebravano prima della pentecoste, e non in altro periodo dell’anno liturgico. Secondo una tradizione più recente invece questo austero rito penitenziale fu connesso, anche nel nostro rito, con l’inizio della Quaresima, e precisamente al primo lunedì, con la possibilità di anticiparlo, per motivi pastorali, alla domenica, quando maggiore è la partecipazione dei fedeli.
Possiamo ora cogliere una breve riflessione di carattere spirituale dalle parole che, secondo i testi liturgici, accompagnano il gesto dell’imposizione delle ceneri. La formula più antica e tradizionale è notissima: Ricordati che sei polvere e in polvere tornerai. Essa si ispira alle severe parole di Genesi 3,19, quando, dopo la colpa originale, Dio pronunciò la sua condanna sull’uomo peccatore, destinato ormai inevitabilmente a subire, come castigo, la morte. Ricevendo sul capo le ceneri, il cristiano è richiamato, in questo modo, a prendere coscienza, con forte realismo, della caducità della vita umana e della transitorietà delle realtà terrene, che prima o poi si vanificano come polvere al vento.
E allora ci chiediamo: cosa valgono le ricchezze, le vanità mondane, la potenza terrena? Cosa ricava l’uomo a legare il proprio cuore a ciò che irrimediabilmente passa, inganna e delude, perché non può riempire la vita? Ma questa è una riflessione che potrebbe esaurirsi in un esercizio di pura sapienza umana, senz’altro utile, ma ancora insufficiente per un autentico e completo cammino cristiano. Ed ecco che la liturgia ha introdotto una seconda, nuova formula per il rito dell’imposizione delle ceneri: Convertitevi e credete al vangelo.
Sono le prime parole pronunciate da Gesù secondo il vangelo di Marco (v. 1,15), e rappresentano quindi il nucleo sintetico ed iniziale della predicazione del Signore, cominciata subito dopo i suoi quaranta giorni di preghiera e di digiuno trascorsi nel deserto. Per noi invece queste parole risuonano come proposta di lavoro spirituale all’inizio dei quaranta giorni della penitenza quaresimale, un lavoro positivo ed impegnativo nello stesso tempo. Non basta infatti chiudersi nella meditazione sulla transitorietà della vita, che pure è cosa quanto mai salutare e fonte di saggezza, sulle conseguenze negative che il peccato ha nei confronti della nostra vita, o sulla ineluttabilità della morte come pensiero capace di riequilibrare le nostre velleità con realismo crudo ed implacabile.
Tutto ciò semmai ha funzione preparatoria e dispositiva a qualcosa di più profondo e di autenticamente religioso. Occorre infatti, anche e soprattutto, “convertirsi”, nel senso cristiano ed evangelico della parola, occorre cioè cambiare modo di vivere e di pensare, abbandonando gli idoli, antichi e moderni, cui l’uomo finisce sempre per legare la propria esistenza, e scegliendo, con decisione e docile disponibilità alla grazia di Dio, di aderire al vangelo di Cristo, come norma sicura e illuminante per l’intera vita.
di Marco Navoni, Dottore Biblioteca Ambrosiana
(tratto da www.chiesadimilano.it)