Nel 1994 il carente stato di conservazione dell’interno della chiesa – annerimenti diffusi e degrado di intonaci e tinteggiature – suggerì un intervento di analisi preventiva sulle superfici a vista, in preparazione di opere di pulizia e di consolidamento delle decorazioni, ormai deteriorate, risalenti ai restauri del 1922-1925.
Con il supporto della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici di Milano si iniziò, così, a partire dal catino absidale, un’indagine che ha manifestato ben presto l’esigenza di approfondimenti stratigrafici. A questa prima fase seguirono sei anni di interventi, estesi su tutto l’interno dell’edificio, sotto la direzione scientifica del prof.re Germano Mulazzani, duranti i quali sono venuti alla luce diversi cicli di affreschi, alcuni dei quali di grande bellezza. [Leggi l’intervista a don Arnaldo sui restauri]
Il recupero della zona presbiteriale, in particolare, ha dato notevoli risultati, facendo emergere brani pittorici di indiscutibile eccellenza, la cui importanza risulta maggiore a causa della scarsità di opere coeve che si siano conservate e che siano rimaste in loco. Tuttavia ciò che possiamo osservare è solo una parte della primitiva decorazione.
Si può immaginare lo stupore di chi, magari di passaggio lungo la vicina strada, varcata la soglia, aveva di fronte a sé l’abside, affrescata dal pavimento fino alla sommità della volta, splendente per le aureole in lamina d’oro.
Un interessante graffito, ritrovato durante i lavori di restauro nella parte inferiore dell’abside, appena sopra la rappresentazione dell’esequie dell’alto prelato, riporta la data del 1382 e costituisce un utile termine entro il quale
i dipinti dovevano essere stati sicuramente eseguiti. Il graffito “1382 feci professionem” (nel 1382 feci la mia professione) rappresenta la testimonianza di un canonico che, appunto nel 1382, entrò nella comunità canonicale di Santa Maria in Crescenzago.